Bilal - Levels

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Dall'acclamatissimo terzo album di Bilal, il video di "Levels", diretto dall'acclamatissimo Flying Lotus (anche-conosciuto-come Steven Ellison).
Avendo appena ascoltato per la terza volta di seguito Airtight's Revenge, il disco di cui sopra, ve lo dico: ci sono alte probabilità che possa essere uno dei vostri dischi dell'anno 2010. Diciamo che è il lato luminoso di Cosmogramma, poichè partendo dalla stessa matrice J Dilliana (Bilal è parte dei Soulquarians) si concentra sulle forme più convenzionali per realizzare una gemma neo soul, mentre Fly-Lo aveva portato il suono oltre i suoi limiti.
"Levels" è uno dei pezzi più sperimentali e, probabilmente per questo, il mio preferito. Tanta elettronica, il basso di Thundercat-Stephen Brunner, distorsioni, riverberi, ritmo percussivo e accordi jazz di pianoforte. Tutto quel che c'è nell'ampio spettro tra il bebop e l'avanthop. E ribadisco che stiamo parlando di un disco soul. Capolavoro.

Il video si ispira esplicitamente a quello girato da Special Problems per Mmm Hmm di Flying Lotus, trait d'union principale la presenza di Thundercat in entrambi i pezzi. Il bassista ricompare anche nel video con lo stesso copricapo pellerossa. Il paesaggio "spaziale" è simile ma i toni fricchettoni-psichedelici, quasi non fossero sufficienti nel primo video, sono qui calcati all'inverosimile, tanto che si fa fatica a scorgere la produzione dietro la post-produzione. Avant-visionario.

Ah, qui potete ascoltare il remix firmato Fly-Lo e qui quello a firma KenBts. che compaiono sull'EP di Levels.

Canzone 9.1 (il mio primo voto oltre il 9!)
Video 7.5

Led Bib - Is That A Woodblock?

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Voi non potete immaginare la gioia nello scovare finalmente un Video Jazz.
Giorni, settimane, mesi passati a setacciare la rete alla ricerca di qualcosa che sia allo stesso tempo meritevole, nuovo e cazzuto. Invece niente. In mezzo all'indiepoprock e l'electrosynthhouse c'è poco altro, e gli esemplari jazz sono più rari di una mosca bianca.

Che poi, ve lo dico, io l'indiepoprock lo ascolto solo per poter umiliare quelli che nel 2010 mi dicono "ah, ho scoperto un tizio che si chiama Soj.. Stev.. Sufjan Stevens". Giuro, è successo due mesi fa. Metti che non ascolto più niente e che fra tre mesi non posso ferire con sprezzante condiscendenza un amico che scopre in ritardo James Blake.
Con l'electrosynthhouse il discorso è simile: serve per stare al passo con quelli che la ascoltano davvero ed evitare di essere umiliato per contrappasso.
Il 90% del tempo, però, ascolto Ken Vandermark e William Parker. E Matthew Shipp.
Solo che loro i video non li fanno. Il che è una cosa logica e razionale, se si pensa ai meccanismi di commercializzazione del jazz e al mercato che ha. E io nel frattempo soffro in silenzio, al massimo guardo un'intervista qui e uno spezzone di concerto là.

Oggi però festeggio: in occasione dell'uscita (fra due settimane) del quinto album Bring Your Own, i Led Bib hanno fatto un video. Non è la prima volta, in verità: un anno e mezzo fa era comparso quest'altro ad accompagnare un pezzo di Sensible Shoes, l'album finalista al Mercury Prize 2009 che ha regalato loro un po' di meritata celebrità (si fa per dire).
I Led Bib hanno un suono freschissimo, che a solide basi tra rock, jazz e funk (basso invece che contrabbasso) sovrappone i suoni elettronici e noise della tastiera. A dominare il tutto, l'interplay unico dei due alto-saxofonisti, fatto di tanti unisoni e tanti ostinati. Il risultato è jazz eccitante, avventuroso e libero senza che ci sia bisogno di sfociare nella free improvisation.

Però. Non sono pienamente convinto della scelta di questo pezzo per il video: temo che l'assalto in grande stile d'apertura si interrompa troppo presto (30 secondi!), e che l'ascoltatore rischi di perdersi nel magma elettrico da cui emerge l'assolo di sax (contradditoriamente "classico"). Per avere forme più rassicuranti occorre aspettare altri due minuti, quando charleston e basso prendono a incalzarci dimostrando ottimamente le qualità dinamiche del quintetto. La chiusura riprende il tema inziale, ma ci lascia un vago senso di insoddisfazione perchè si conclude altrettanto rapidamente. Forse "Is That A Woodblock?" è un pezzo dall'equilibrio troppo azzardato per fare da biglietto da visita per l'album.

Il video è un'animazione dai diversi stili, difficile da descrivere, ma ben calibrata sui ritmi del brano. Non un capolavoro, tuttavia interessante per la varietà di tecniche e per qualche trovata visiva. Realizzato da Yui Hamagashira, animatrice giapponese trapiantata a Londra che si diletta pure come illustratrice e fotografa.

Canzone 7.5 (sarebbe un 8 se non fossi in disaccordo con la scelta)
Video 7.2

Bag Raiders - Sunlight

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Scommetto che stamattina vi siete svegliati con un tarlo che vi rodeva nel cervello: "ma che fine avrà fatto Dan Black, quello con le magliette da marinaio che cantava 'Who Said' dei Planet Funk?", vi chiedevate.
Ecco la risposta.
Dopo i dimenticabili The Servant, l'inglese ha fatto le cose in proprio, raccogliendo successi a me non pervenuti (e a voi?): un brano "Singolo Gratuito della Settimana" su iTunes UK nel 2009; un altro "Singolo della Settimana" in America a fine dello stesso anno; una collaborazione con Kid Cudi; concerti al SXSW e al Lollapalooza; nomination agli MTV Music Awards per il video di "Symphonies".
Ma soprattutto ha ottenuto fama come peggior photobomber di sempre. Guardate questa patetica galleria in cui Dan Black non riesce a rovinare delle fotografie neanche quando il tutto è una messa in scena per farglielo fare.

Quindi la cosa migliore che ha fatto in questi ultimi otto anni sembrerebbe essere stata il cantare questa "Sunlight", bel brano electro-dance-house prodotto dal duo di dj australiani Bag Raiders (qui ritratti mentre bevono decine di birre allo stadio). "Sunlight" è il secondo singolo tratto dall'album d'esordio omonimo, pubblicato dall'etichetta di Sidney Modular People (o Recordings, non ho ancora capito). Sembra un remix house dei Cut Copy. Quindi tanti buoni sentimenti e tanta estate. Spiagge, ma australiane invece che baleariche.
#cosecheseleascoltialmattinopotrebberomettertidibuonumoreperilrestodellagiornata

Il video, nel suo piccolo, ha conquistato frotte di fan sull'internet. Sia perchè è perfetto: bella la sceneggiatura, ineccepibile la fotografia, splendido il titolo di testa, indovinatissimi i colori, carino lo scimpanzè.
Sia perchè il tutto è evidentemente hipster.
Ma soprattutto perchè la co-protagonista sapiens-sapiens è bellissima e cinematografica come Scarlet Johansson quando la filmava Sofia Coppola. Non riesco a scoprire come si chiama, perdonatemi.
Dirigono Fleur and Manu.

Canzone 7.1
Video 8.4


Crystal Castles feat. Robert Smith - Not In Love

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Tre giorni fa Alice Glass si è rotta una caviglia a Tokyo.

Prima di scrivere ho cercato foto di Alice Glass nuda per voi. Non ho trovato niente. Il meglio è questa foto dove ha il pannolone. Grazie alla ricerca sono finito su questo blog qua.

Robert Smith è il mio musicista preferito di sempre, temo.

Due anni fa ho visto i Crystal Castles dal vivo a Miami. Mi sembravano fastidiosissimi.

I tre tizi che hanno diretto il video si chiamano Nic Brown, David James e Stephen James. In arte Video Marsh. Questo è il trailer di un loro film che uscirà nel 2011. Hanno fatto anche il video di "Odessa" per Caribou.

L'album da cui è tratto questo pezzo l'ho ascoltato e non mi è parso fastidioso. Però una perdita del tempo sì. Diciamo per il 75% del tempo.

Alice Glass ha 22 anni.

La canzone è la cover di un pezzo dei Platinum Blonde, un gruppo new wave canadese che dieci mesi fa è entrato nella Canadian Music and Broadcast Industry Hall of Fame. Il loro chitarrista si chiamava Sergio Galli (ieri e oggi). Guardate e ascoltate l'originale qua.

Il voto di Pitchfork all'album? 8.5.

"Not In Love" è decisamente il mio pezzo preferito, seguito da "Suffocation" e "Celestica". Tutte uguali. Purtroppo sul disco il pezzo è diverso e non c'è Robert Smith. Questa è la single version. Nell'album version la voce fa schifo.

Il video è fatto di confuse immagini in sovrimpressione.

Canzone 6.5 (single version)
Video 5.5

PJ Harvey - The Words That Maketh Murder

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Scusate, mi ero perso la notizia: ogni traccia dal nuovo album di Polly Jean Harvey avrà un video d'accompagnamento. A saperlo subito avrei dedicato un post anche al video del primo pezzo, The Last Living Rose, uscito ormai oltre un mese fa. Ma poichè non mi aveva detto molto avevo deciso di tralasciare (il video, non il brano).

Ora, però, val la pena di interpretare quelle immagini come tessere di un puzzle che si completerà quando ne avremo tutti e dodici i pezzi. Tanti sono i cortometraggi che il fotografo Seamus Murphy ha girato nel corso di un viaggio di 5.000 miglia (son tante, fateci caso) attraverso l'Inghilterra. Si compone allora una cartografia fotografica che alle immagini aggiunge pochissimo suono, pochi movimenti e zero effetti. Lo stile è quello del reportage, ottenuto tramite l'approccio al suo paese come se fosse terra straniera da parte di un fotogiornalista di fama internazionale, celebre per il suo lavoro in Aghanistan e Medio Oriente. Murphy è vincitore di sei World Press Photo Awards e di un World Understanding Award. Qua potete scoprire il suo lavoro e qua potete leggere un'introduzione ai dodici cortometraggi. Visioni di rara limpidezza.

Della musica di Polly potrei parlarne per ore, ovviamente da un punto di vista personale. Vi racconterei di quanto io sia spontaneamente maschilista in musica, e di come le artiste/musiciste femmine che mi piacciono davvero si contino sulle dita delle mani di un monco. Che ci posso fare? Polly è tra di loro (altrimenti mica tiravo fuori questo discorso). Probabilmente sta pure più in alto delle altre, ma dovrei pensarci su un po'.
Vi racconterei anche di come l'ho ascoltata la prima volta con Nick Cave, di come mi sono innamorato di lei attraverso la fidanzata delle superiori, del sesso con To Bring You My Love, etc. Però stamattina ho altre cose da fare. Vi basti il numero qua sotto. Facciamo che vale anche per "The Last Living Rose".

Ah, solo due cose.
La prima: John Parish, Mick Harvey, Mark Ellis.
La seconda: non fate confusione, lo strumento che suona Polly è un autoharp, non uno zither.

Canzone 8.3
Video 8.0
(l'opera complessiva)

Stereo Total - Tour De France & Violent Love

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Dopo ben nove giorni di latitanza, eccomi di ritorno con una anzi due chicche. Essendo questo un periodo di merda avevo a chiesto a Barry di prendere le redini del blog, ma niente. Se n'è andato a Berlino. Vuole andare al Berghain, pur essendo ormai in età da pensione. Bah.

Le chicche sono due video stile Concerts-À-Emporter che ritraggono una performance degli Stereo Total in Messico, realizzata per il blog Me Hace Ruido (="Io Faccio Rumore") in occasione del concerto del gruppo a Città del Messico. Confido che sappiate cosa siano i Concerts di cui sopra, ma, nel caso vi sfugga, sono sessioni improvvisate per strada a Parigi, ogni settimana realizzate da un artista diverso, registrate in presa diretta da Vincent Moon e pubblicate su La Blogoteque. Ve ne parlerò meglio. Intanto avete tempo per recuperare qui.
I video di Me Hace Ruido sono lontani dalla cura formale dei francesi, ma i risultati giustificano l'operazione: ogni sessione di questo tipo produrrà sempre performance diverse e uniche.
Basta guardare qui sopra e sotto per accorgersene. I due pezzi in questione sono suonati con strumentazione ridotta all'osso, per usare un eufemismo: uno dei requisiti era usare una rivista come sola percussione. È bello vedere qualcuno che sa rendere con così poco.

La prima canzone è una cover di "Tour De France" dei Kraftwerk (guardate il video originale coi quattro crucchi che pedalano), un brano che adoro e che suona meravigliosamente in questa versione (elettro)acustica. Ditemi voi se non è amabile, con la melodia fischiettata all'unisono, gli ansimi, l'attitudine e le occhiate di Brezel... Io me lo scoperei. Lei, invece, non so se l'avete riconosciuta: è la mia professoressa di matematica delle medie.
Sul disco le basi sono le elettroniche e il pezzo è leggermente meno bello.


Il secondo brano, Violent Love, non compare come il precedente sull'ultimo cd Baby Ouh!, almeno non nella versione europea (Disko B). Compare invece sull'LP, o sulla versione USA (Kill Rock Stars). Altra cover, stavolta di un classico blues di Willie Dixon. Qui in Messico, solo chitarra, è quasi una filastrocca horror dove la prof di matematica vuole far sesso violento e francese con me. Brr.

Canzoni 8.0 (perchè la prima mi fa letteralmente impazzire e la seconda, comunque piacevole, non può tirar giù il voto più di tanto)
Video 7.0 (perchè non sono niente di che, ma tra location e Stereo Total io sorrido tantissimo)

That Fucking Tank - Mr Blood

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Abbiamo già spiegato in occasione del video di Joan As Police Woman che all'interno del genere "video musicale" c'è un sottogenere non abbastanza stimato, di cui non ci stancheremo mai di parlare: quello "video musicale con culturista seminudo". Potete considerare tutti i post estranei all'argomento come contorno rispetto al focus del blog.

Perchè ci piacciono i video di questo tipo?
Perchè riteniamo il corpo del culturista uno dei segni più fruttuosamente polisemici della musicovideografia contemporanea (e in generale della cinematografia). In particolare, ci interessa il corpo maschile palestrato come critica e parodia della mercificazione e sessualizzazione del corpo femminile, proprio all'interno del genere "video musicale". Senza voler fare del moralismo d'accatto, diciamolo: non se ne può più di tette e culi. E non per i problemi ideologici che sottende quel tipo di immagine, ma per la saturazione a cui si è giunti. Non c'è più nulla da aggiungere.
C'è invece tanto da aggiungere sul corpo maschile palestrato. A noi piace il rovesciamento delle gerarchie maschio-femmina e vestito-svestito. Ci piace l'ambiguità sessuale prodotta dall'iperbolizzazione del mascolino. Ci piace il culturismo come modificazione, come coltivazione, come autoformazione; come allegoria biopolitica della "cura del Sè" foucaultiana. Ci piace lo scarto, la sorpresa, gli effetti che questo corpo sa ancora produrre.

Prendiamo il video qua sopra.
Tralasciamo i dettagli tipo ambientazione, fotografia, recitazione ed effetti speciali... Pensiamo invece:
- al bombardamento di immagini sessualizzate dell'inizio;
- alla costrizione e all'impotenza infantile davanti allo schermo multiplo;
- al corpo maschile ipertrofico che produce orgasmicamente le immagini;
- alla sessualizzazione degli oggetti a cui è ridotta la famigliola del mondo esterno;
- alla dilatazione dello sguardo (la famigliola) di fronte al corpo libero dalla mercificazione (il furgone);
- alla ribellione che avviene tramite fuga dentro lo schermo prima, e femminilizzazione del corpo poi;
- alla contro-eiaculazione che termina la produzione di immagini;
- infine, alla "maternità" rivoluzionaria che chiude il video, in un'utopia dove il corpo si sottrae all'identificazione di genere.

Ok, sono un sacco di fregnacce, ma il video è fantastico.
Non perfetto. Per esempio non mi convincono alcune soluzioni formali forse un po' acerbe, oppure la sensazione di "troppo didascalico". Ma il gran ritmo e l'originalità della visione sostengono l'opera. Diretto e prodotto da JakOMat (Jack King e Matt Green).

Mi perdonino i That Fucking Tank, ma di loro so veramente pochissimo. So che sono in tour, proprio in questo momento, con gli italiani In Zaire (Claudio Rocchetti + GI Joe). Sono un duo inglese chitarra (accordata baritonalmente) e batteria, e suonano tra math (non troppo) e noise (non troppo) rock. Strumentale. Pare che dal vivo spacchino. "Mr Blood" è tratta da Tanknology, album del 2009 uscito su Gringo Record (ma non temete, il video è davvero nuovissimo).

Canzone 7.3
Video 8.5


Hercules & Love Affair - My House

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L'attesissimo (non da me) secondo album del duo newyorchese Hercules & Love Affair esce esattamente fra tre settimane ed è già prenotabile qui di fianco su Amazon (paraculismi).
Il primo album, omonimo, non era pane per i miei denti, ma un perchè ce l'aveva. Non chiedetemi quale, non lo so. Magari la voce di Antony. Magari i suoni vintage, il sapore settantiano. Oppure le divagazioni più astratte.
Questo nuovo primo singolo il perchè non ce l'ha, a meno che non sentiate la nostalgia delle compilation Hit Mania Dance della prima metà degli anni '90. Non siamo così distanti dai suoni del 2008, ma ancora il 9.1 su Pitchfork non c'è stato e io mi permetto di fare lo sbruffone. Perderò la credibilità quando mi beccherete a ballarla. La voce fuori tempo massimo è di Shaun J. Wright, uno sconosciuto notato da Andy Butler in mezzo al pubblico di suo concerto in virtù delle sue treccine alla Rick James. Dice Butler: "That guy is who we're playing the show for tonight, because he looks like he gets it like no one else gets it". Benissimo, I don't get it.

Invece il video sì, lo capisco. Le immagini coincidono con le note. Sono da primi anni '90 i movimenti, gli effetti visivi, il montaggio, costumi, ambientazione... Tutto. Un tocco geniale sono i break pubblicitari, le pause e i disturbi analogici della trasmissione. Lo so, sono incoerente: qua col video colgo l'ironia, lì con la musica sono in imbarazzo per quello che mi sembra reazionario. Facciamocene una ragione.
Dirige Price James, che se ho capito bene è questo qua.

Canzone 5.2
Video 7.8


Blondes - Virgin Pacific

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Come quasi tutti gli esordienti di questi tempi i Blondes sono due e fanno elettronica. Metà fa dubstep. Loro invece fanno elettronica leggera, quadrata, un po' atmosferica. Chiamiamola dance intima, perchè è fatta sì per ballare ma più che altro con gli amici nella propria cameretta. Oppure d'estate sul patio, ma quando c'è ancora luce. Se io esagero, figuratevi che la loro etichetta li pubblicizza così: "this is probably the closest anyone has gotten to translating the shape of a heart into electronic wave forms". Dance da ascoltare senza fretta.

Camilla Padgitt-Coles si occupa del video, suscitando nel mio cuore a forma di onda elettronica emozioni contrastanti. Ieri, quando l'ho visto, riflettevo così:
"Ma pensa se sei davanti alla tv, capiti per caso su MTV, scopri che c'è un programma con un'ottima programmazione di musica elettronica e all'improvviso il telecomando si rompe mentre parte questo video... Cosa fai? Tiri le testate contro il televisore finchè non sfondi il vetro dello schermo e arrivi al tubo catodico?
Oggi sono meno incarognito e penso che i presupposti qui sopra fossero sbagliati: perchè cazzo un video/pezzo del genere dovrebbe passare su MTV? Il contesto è diverso. Occorrerà piuttosto pensare a un locale minimal-fusion con poca luce, dove i colori e le bande televisive rischiarino il giusto. O magari ai visual di un live-set sognante. E allora viva le immagini di Camilla Parker-Bowles o comecazzosichiama, che parlano proprio di spiagge, alberghi bianchi e mari e cieli dello stesso colore. Insomma, di balearic sound.

Canzone 7.3
Video 7.1


Mount Kimbie - Before I Move Off

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Dopo estenuanti trattative, nella serata di ieri Barry si è deciso a firmare il contratto. Gli ho dovuto alzare i premi: adesso se una sua recensione riceverà più di 500 accessi unici, guadagnerà un bonus di 150 euro, da aggiungersi allo stipendio mensile di 3250 €. Contratto a tempo determinato, scade fra 6 mesi, ma ho diritto di prelazione sugli altri blog per rinnovo. Parla dei Mount Kimbie, che volevo farlo io perchè sono anche uno dei miei dischi dell'anno. Vabbè, in qualche modo mi vendicherò.
Trevor


I Mount Kimbie sono un duo londinese (io convinto che fosse uno fino a ieri) sul quale si potrebbe disquisire allegramente di come, in un modesto scantinato di casa, si siano messi a produrre splendidi pezzi, pregni dell'atmosfera urbana della City, dell'umidità mista a smog che si respira nelle strade, etc. Praticamente la storia di tutti gli artisti dub di Londra tra i 17 e i 24 anni.
Dopo aver pubblicato un paio di EP arrivano al loro primo album Crooks and Lovers che diventa subito uno dei (miei) dischi dell'anno.
Cosa fanno i Mount Kimbie? Fanno dubstep con influenze techno minimal. Fanno ambient e dubstep. Vanno oltre, fanno post-dub, come a molti piace far notare. Fanno pre-dub! Sì, ho letto pure questo.
Ve la dico io la verità, che ce l'ho qui in tasca.
I Mount Kimbie suonano un genere di elettronica che parte chiaramente da matrici dub, ma che trova in se stessa e nella sua predisposizione al mutamento, al sapersi rinnovare, la ragione d'essere. In quanto tale, è un'evoluzione di ciò che era prima. Inutile quindi classificare ciò che non vuole essere classificato. Al massimo riconoscergli di aver fatto qualcosa di riuscito, nella speranza di non dover mai usare quell'inutile parola "experimental". Al loro prossimo album, se ne saranno capaci, reinventeranno il genere, o faranno un mega flop, ripetendosi negli schemi del già sentito altrove.

Il video.
Un viaggio che va dalla Cina al Giappone per passare in mezzo ad altri posti orientali che non ho riconosciuto, fino ad arrivare a New York, attraverso una rutilante sequenza di foto che, perfettamente in sintonia con la musica, compongono un puzzle di colori, volti, luoghi, situazioni, sequenze stop-motion. Davvero notevole la quantità di scatti, alcuni poi sono davvero fighissimi.

Canzone 7.1
Video 7.6

Solvent - Formulate

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Solvent è Jason Amm, zimbabw-canadese che con tanti sintetizzatori fa i dischi su Ghostly International. Il nuovo album si chiama Subject To Shift e, poichè è uscito a maggio, è inutile che io faccia finta di non averne sentito parlare. Quindi dirò che quasi tutte le recensioni puntano il dito verso lo "shift" del titolo. Il cambiamento invece è leggerissimo, puramente a livello di toni. C'è giusto un po' più di cattiveria. L'intelaiatura è la stessa: synth pop dai suoni conservatori, voci filtrate e molta regolarità. L'evoluzione interna dei pezzi si gioca solo a livello di arrangiamento e melodia dei synth. Una volta ogni tanto, quando ci si è distratti, si viene richiamati all'attenzione da un beat irregolare.
Ai due estremi della "varietà" di questo disco, ci sono "Loss For Words", di cui è uscito un video mesi fa, e questa "Formulate". Là, la voce pulita e i suoni sono morbidi. Qua invece l'accento è sul ritmo, più che sulla melodia. Meglio qua. La sensazione è che si tratti di un remix di un pezzo originale anni '80. Molta droga. Si sfocia perfino in distorsioni noise.

Dal video mi aspettavo decisamente di più. Avendo letto che era basato su "studio footage", volevo un po' più visionarietà rispetto a questi due effetti da Windows Movie Maker. Invece no, è un montaggio di tre inquadrature a cui vengono applicati filtri/sovrapposizioni/cose inutili e molto poco cool. Materiale buono per lavorarci su almeno il triplo. Non bravo, Jonathan Morris. Pure il tuo tumblr fa cagare.

Canzone 6.6
Video 4.6

David Lynch - Good Day Today + I Know

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Forse non avevate sentito la notizia, ma poco più di un mese e mezzo fa sono usciti due singoli di David Lynch. No, non il leader del movimento neonazista American Front, bensì quello che fa i film in California. E che è amico di neonazisti. Vabbè, se non avete sentito neanche quella notizia (qui il video), cosa ci state a fare su Internet?
Tornando a noi, il David Lynch a cui vogliamo bene ha pubblicato due singoli electro attraverso l'etichetta indipendente Sunday Best Recordings.
La cosa strana è che sono anche belli. "Good Day Today" ha il suono di sintetizzatore proprio come piace a me, soffice ed elegante tipo i Booka Shade. "I Know" invece è un blues elettronico che coniuga il Nick Cave eroinomane con, boh, Tricky? Niente di trascendentale, però di roba più brutta di questa e fatta da gente che lo fa per lavoro, ne esce parecchia.
Non è la prima volta che Lynch fa cose in ambito musicale (come non pensare a quel capolavoro che è Dark Night Of The Soul?), ma stavolta la cosa ha un nonsoche di più serio. Tipo che se l'anno prossimo invece che al Festival di Venezia lo trovassi a Dissonanze non mi stupirei.

Ma veniamo al dunque.
Per entrambi i pezzi, David Lynch, che con la telecamera ci sa fare, ha chiesto al Web attraverso concorso di girargli i video. La competizione ha premiato due videomaker su 450 iscrizioni. Arnold De Parscau e Tamar Drachli oltre alla gloria imperitura hanno vinto 2000 sterline.

1. Arnold De Parscau - Good Day Today


Arnold, che è uno studente 22enne, ha girato il video con una Canon EOS 5D (economica, eh?) e altro materiale preso in prestito a scuola. Il video è (forse un po' banalmente, visto che la scelta è stata compiuta proprio dal regista di Eraserhead) derivativo: i simboli freudiani, la mostruosità della famiglia, la materializzazione dell'inconscio, la permeabilità tra reale e inconscio... Tutto molto lynchiano. C'è la violenza, manca solo il sesso (manca davvero?). Insomma, il video è fatto benissimo e contrappunta perfettamente la regolarità e apparente ordinarietà del brano musicale. Ribadisco: stupisce la scelta... Allora tanto valeva girarselo da soli, no, David?

Canzone 6.4
Video 8.1


2. Tamar Drachli - I Know


Forse leggermente meno lynchiano il video di "I Know". Non so leggere l'ebraico, ma questo dovrebbe essere il suo sito. Israeliana 28enne, Tamar ha girato il video su una Canon EOS 7D per risparmiare (le tirano dietro, io ne ho 5) e con sola luce naturale. Pazzesco cosa si riesca a fare con una macchina fotografica nel 2010.
La regia è più complessa, fatta di movimenti con la camera a mano, close-up, dettagli, continui tagli del montaggio e cambi di ritmo. Trama metacinematografica, dove un uomo cerca di riportare indietro con un telecomando la donna che l'ha lasciato. Anche il possesso del corpo da parte del medium è molto lynchiano, e nel video le scene in questo senso più estreme sono le migliori. Fantastico.

Canzone 7.0 (anche se lui ha una voce veramente orribile)
Video 8.6


Shugo Tokumaru - Linne

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"Il comunismo è il potere sovietico più l'elettrificazione di tutto il paese", diceva un grand'uomo.
Siamo certi di rispettare il suo pensiero se decliniamo la frase come "la musica bella è la musica più l'elettronificazione" (insomma, per riassumere: Lenin-musica elettronica sì; Thatcher-musica elettronica no).
Il primo corollario è: "Il theremin è potere sovietico più musica più elettronificazione". So che quest'ultima è una brutta parola, ma in compenso il theremin è un bellissimo strumento. Il mondo ne deve l'invenzione a Lev Sergeevič Termen, pietroburghese che ai tempi della Rivoluzione la pensava proprio come Lenin (per il quale ebbe l'occasione di suonare al Cremlino nel 1922).
Tutto questo serve a giustificare storicamente questo principio critico: se in una canzone c'è il theremin, questa prende automaticamente uno 0.7 di voto in più.

In "Linne" di Shugo Tokumaru c'è, e quindi quella che sarebbe una canzone non particolarmente inventiva, un po' lagnosa e circa 1 minuto troppo lunga, riesce comunque a strappare un 6.7 grazie ai mirabili secondi che vanno da 1:44 a (mi pare) 2:06, e che salvano il pezzo nell'ultima parte cantata dopo la pausa. Canzone malinconica, ma non particolarmente memorabile. Tratta da Port Authority, pubblicato su Souterrain Transmissions.

Il video disegna silhouette nere su sfondo dai colori autunnali. Un bambino, mentre gioca il suo cane, salta in una pozza d'acqua e si perde in un mondo sommerso. Quando si risveglia porta ancora il mare negli occhi (che poesia!). E quando il piano cambia di tonalità e lui poggia la mano sul capo del bassotto, io piango.

Canzone 6.7
Video 6.9


Altro - Ninja Tune XX Documentary

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Quando nel 1986 vivevo a Londra e ancora lavoravo al mercato del pesce di Billingsgate Market, uscivo spesso con Matt e Jonathan, due sfigati conosciutisi da poco e diventati amici perchè condividevano l'ambizione di diventare Dj. Erano tempi duri, soprattutto perchè alla Thatcher non piaceva l'elettronica e trovare qualcuno che ti producesse un disco era quasi impossibile. Si parla tanto dei minatori, ma non è che a noi andasse molto meglio. Mi ricordo che spesso parlavamo della necessità di fondare un'etichetta indipendente, ma poi io tornai in Italia e mi dedicai ad altro, tipo la scuola elementare.
Loro invece ci provarono davvero, prima con la Ahead Of Our Time, che come il nome suggerisce non andava bene per l'epoca, e poi nel 1990 con la Ninja Tune. Oggi la Ninja Tune ha 20 21 anni ed è un'istituzione sacra (al pari della Warp fondata l'anno precedente). Ci pubblica gente come Amon Tobin, Mr. Scruff, i Jaga Jazzist, la Cinematic Orchestra... Con un rooster così è normale montarsi la testa e infatti a nome Ninja Tune sono usciti addirittura libri e dvd.
Per festeggiare l'anniversario sono stati pubblicati una compilation e un box contenente tantissime cosine desiderabilissime, sono stati registrati mix (gratuitamente prelevabili su Soundcloud) e infine sono state organizzate feste.

Il documentario qua sopra è girato durante il party celebrativo tenutosi il 2 ottobre scorso a Londra (oltre a me era invitata a suonare un sacco di gente che non vi elenco ma che potete trovare sul sito dedicato). Ci sono interviste ai protagonisti, spezzoni di performance live e un sacco di foto e memorabilia che descrivono meglio di qualsiasi altra cosa questi 20 anni di musica ai massimi livelli.
Chicca per gli appassionati, un po' inutile per gli altri.
Però se vi siete scordati di fargli gli auguri potete almeno darci un'occhiata.


Destroyer - Kaputt

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Sono emozionatissimo, stavolta mi sa che arrivo sul pezzo prima di tutti.
Il risultato è che non so neanche cosa dire. E se lo dico balbetto. Infine, Kaputt, l'album in uscita a fine gennaio su Merge Records, è già leakkato (che brutta parola...) fuoriuscito (quasi) filtrato (no) trapelato (vabbè) e l'hanno ascoltato tutti tranne me.
Visto che siete così bravi, fatelo voi il mio lavoro: è bello l'album?
Vabbè, questa era facile, Dan Bejar non sbaglia mai. Rispondete a quest'altra: come mai il titolo dell'album? Buio totale?
Viene da Kaputt di Curzio Malaparte. Minchia, che cultura che c'ho.
Con quanti musicisti Dan Bejar porterà l'album in tour?
No, di più. Di più. Otto.
E infine, come suona quest'album?
Come Barry-White-meets-New-Order, giusto. Ok, questa è più soggettiva, accetto anche le vostre risposte (ammetto anche di aver sentito qualcosina sul tubo). La title-track è proprio così, col basso funky, i saxofoni e gli arrangiamenti ariosi da grossa produzione soul e i suoni elettronici da new wave. Tanta roba, tutta piacente.

Il video ha i colori filtrati molto retrò, tante belle ragazze, luce abbagliante e un protagonista indimenticabile che sembra le versione sfigata del Corey Feldman dei bei tempi. Man mano che andiamo avanti le immagini si fanno più surreali, com'è giusto che sia per accompagnare il pastiche musicale dei Destroyer. Il palloncino è la ciliegina sulla torta. Non so chi sia il regista, ma appena lo scopro giuro che ve lo faccio sapere.

Canzone 7.3
Video 7.4


Numero6 - Maledetta

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Allegra e sbarazzina questa "Maledetta". Si parte con gran ritmo, tra batteria e dialogo di fiati, poi dopo due battute subito la strofa, ultra-orecchiabile e accattivante. Poi io ho già usato troppi aggettivi e allora dico che il ritornello mi delude un pochino, troppo italiano, troppa melodia. Nel complesso, però, si spera un giorno di diventare vecchi e portar la moglie o il marito in balera a ballare delle cose così, rimembrando i bei tempi che furono. O no? Forse fin troppo ritmo, rischia di uscire l'anca. Vabbè, "danzeremo come dei coglioni", come cantano loro.
Dicono che i Numero6 abbiano un talento assoluto per scrivere grandi canzoni pop, ma dicono anche che l'album I Love You Fortissimo sia troppo ripetitivo e prevedibile. Giudicate da soli:


Stefano Bozzetta riprende (bene) i Numero6 che suonano. Due tizi hanno la maschera.
Nient'altro da aggiungere.
Ah sì, che qui potete scaricare "Maledetta" gratis (in cambio di un tweet). Fatelo.

Canzone 7.2
Video 4.6


Joan As Police Woman - The Magic

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Qualche settimana fa ho concesso dignità di autore di questo blog a Barry, che è un ragazzo intelligente ma non si applica. Gli avevo dato carta bianca e suggerito un paio di video che io non avevo voglia di fare. Barry invece, dopo 10 minuti di entusiasmo, ha preferito continuare a postare le cose che scopriva su Facebook. Furbo.
E adesso che mi son tolto il sassolino dalla scarpa, mi vendico pure. Questo video l'avrebbe sicuramente voluto fare lui che ha addirittura Joan Wasser tra i likes di Facebook. Invece lo faccio io che tra i likes non ce l'ho, e i motivi per cui le voglio bene sono più che altro i suoi gradi di separazione (zero) con altre persone. Due in particolare: Jeff Buckley e Ben Perowsky.
Lei è bravissima, per carità, però le canzoni che conosco si contano sulle dita di una mano, massimo una e mezza. Ce n'erano un paio cazzute (di canzoni, non di mani/dita) che mi deliziavano, ma non ho mai approfondito oltre. Una è questa, l'altra non la trovo.

Questa nuova "The Magic" è il primo singolo tratto dall'album The Deep Field, in uscita fra tre settimane su PIAS. Lei racconta il disco in una bella serie di video (uno, due e tre), grazie alla quale scopriamo che il secondo motivo per cui lei mi piaceva, ovvero Ben Perowksy, non c'è più. Al suo posto c'è Parker Kindred (chicazz'è?, ho pensato). Si parte col piede sbagliato...
Per fortuna la canzone "spacca", come direi se avessi dieci anni di meno. Si basa su un semplice sincopato di basso e batteria, funky senza strafare, su strofe vagamente ruffiane verso certo pop da classifica e su un delizioso tappetino Wurlitzer. Le fughe soul del ritornello risolvono le giornate. C'è pure del graziosissimo sporco verso la parte "assoli". Molto orecchiabile. Brava Giovanna, brava.

Il video è praticamente perfetto. Ci sono tutti gli elementi necessari per realizzare un video perfetto, che come Barry potrebbe spiegarvi, sono fondamentalmente uno: i culturisti seminudi.
Come se non bastasse, qui fanno anche cose bellissime: testare gli ammortizzatori di una Volkswagen dell'84, fare la pedicure a Joan, pettinarla e inchiodare dei pesci ai quadri. Surreale e divertentissimo. Dirige Ben Reed.

Canzone 7.4
Video 8.6