Moby - Sevastopol

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Leggo su Spinner che il 17 maggio corrente anno uscirà il nuovo album di Richard Melville Hall, al secolo Moby. Si chiamerà Destroyed e lui lo definisce "broken down melodic electronic music for empty cities at 2 a.m". Che poesia!

In anteprima sul suo sito si trova un EP gratuito contenente tre tracce, per ciascuna delle quali è stato girato un video. "Sevastopol", la prima, è un brano strumentale dal sapore un po' retrò, con base techno bella metallica e tanto synth che espande il suono (se volete qua potete ammirare un po' della sua strumentazione). Mi piace.

Il video è girato da Moby stesso in 36 ore di viaggio New York-São Paulo-New York. Nulla di che, ma per stavolta ci va bene così.

Canzone 7.7
Video 6.0


Beatrice Antolini - Piece Of Moon

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Non chiedetemi perchè il disco qua di fianco costa 35 euri (almeno in questo momento), non lo so.

Beatrice Antolini c'è gente che la ama e gente che la odia. Pare che se la tiri. Pare anche che le sue interviste siano imbarazzanti. Pare anche che la sua musica non abbia la dimensione internazionale necessaria per meritarsi le copertine che le hanno dedicato. Queste e altre cose le ho lette a commento della recensione del suo ultimo album Bioy su Rockit. Io l'album non l'ho ascoltato e vi dico che non ho neanche intenzione di farlo ("Piece Of Moon" non me la fa venire), però lei l'ho vista suonare qualche anno fa all'Arteria di Bologna e mi era sembrata meglio della media (italiana), che non sarà un complimentone ma è meglio che niente.
"Piece Of Moon" è ricca di idee e soluzioni non necessariamente originali ma meglio della media. Suona tutto lei. Come Bert Spazzacamino. Non è vero, dal vivo ha la band. Peccato. Il pezzo (di luna) sa comunque di irrisolto, non c'è troppa sostanza sotto.

Il video è un collage di immagini animate, fotografie e brevi riprese montate caoticamente (non so da chi). Il risultato è un po' kitsch, ma poi penso che non mi va mai bene niente, e allora diciamo che è psichedelico. Meglio della media, insomma.

Che in Italia però è abbastanza bassa.

Canzone 6.6
Video 6.2


Erykah Badu - Gone Baby, Don't Be Long

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Pochi stimoli per curare il blog in questi giorni. Faccio un'eccezione solo per Fly-Lo che ha girato il suo secondo videoclip.

Stavolta ci si annoia un pochino, ma bisogna ammettere che visivamente l'animazione è straordinaria. Con due soli colori e tanta post-produzione (di Beeple, già regista del grandissimo video di "Kill Your Co-Workers") viene disegnato un paesaggio futuristico che sa di catena di montaggio aerospaziale. La testa di Erykah Badu scorre su un nastro trasportatore attraverso una fabbrica, mentre intorno veniamo incuriositi dal disegno degli elementi meccanici. Bellissimi effetti simil-pellicola e luci.

Il pezzo è R&B. Che altro vi devo dire. Troppo. Quasisufficienza strappata con le unghie.

Canzone 5.9
Video 7.2


J. Dilla: Still Shining Documentary

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James Dewitt Yancey è morto cinque anni fa esatti per arresto cardiaco. Soffriva di porpora trombotica trombocitopenica, un raro disordine del sistema circolatorio caratterizzato dalla coagulazione spontanea di piastrine e conseguente formazione di microtrombi nei vasi sanguigni di dimensioni più ridotte; il tutto complicato da lupus.
Aveva pubblicato da pochi giorni Donuts, (forse) il suo capolavoro.

Tre giorni fa sarebbe stato il suo trentasettesimo compleanno e per l'occasione il filmmaker Brian Atkins ha pubblicato su web un "documentario" realizzato a partire dal 2006, dal suo funerale. Sul suo tumblr Atkins scrive
This is not a “J.Dilla 101” documentary.
Non sono d'accordo: se Dilla è conoscibile attraverso il suo ultimo disco (non postumo), e lo è, allora è anche conoscibile attraverso questo tributo dedicato a chi già lo conosceva. Come Donuts è una raccolta di frammenti "sperimentali" (cosa in J Dilla non lo è?) prodotti a partire dal soul della sua infanzia a Detroit, così questo Still Shining è un collage di frammenti. C'è Dilla che parla, Dilla che suona, Bilal che parla di Dilla, Common che parla di Dilla, Questlove che parla di Dilla, Pete Rock che parla di Dilla, Erykah Badu che parla di Dilla, etc...

Io vorrei tantissimo scrivere un bel pezzo chilometrico su di lui, sul perchè sia così influente, sul perchè ce ne riempiamo così tanto la bocca anche noi che altro hip hop non ne ascoltiamo. Vorrei capire se mi piace perchè capisco il suono o se capisco il suono perchè mi piace. E se il suono di J Dilla sia veramente da capire o se sia meglio un ascolto che non lo segmenti nelle sue parti soul, funk, electro... Vorrei sapere tutto questo e vorrei dirvelo.

Ma ve lo dicono meglio loro che l'hanno amato e hanno lavorato con lui: Common, che guarda Dilla mettere su un LP e pensa "I'm blessed" per averlo come produttore (minuto 29:05); Questlove, che vi spiega la complessità di un beat di J Dilla (18:46); Moni Love, che semplicemente descrive la sua musica dicendo "whenever you listen to a Jay Dee beat you get the feelgood" e vi dà una dimostrazione di cosa "the feelgood" sia (8:05). E, a costo di essere patetici, ve lo fanno capire sua madre e sua figlia che al funerale tengono insieme il tempo di un suo beat (35:31).

Oppure, come dice un altro tizio a metà video, "let the music speak for itself": "Workinonit".

Suuns - Pie IX

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Non ho mai ben capito la storia dell'NSFW, o forse non ho mai conosciuto un posto di lavoro in cui fosse lecito perdere tempo guardando videoclip o pagine web sexually related, purchè non si vedano esplicitamente i capezzoli, le vulve e i peni.
Perchè di questo si tratta: due persone che fanno sesso vestite, senza inquadrature sui genitali, sono contenuto safe for work. O sbaglio?

Beh, qui fate attenzione, si vedono delle tette nude.

Quel porcellone di Frédérique Bérubé, l'uomo dal nome contenente il maggior numero di accenti acuti del mondo, realizza un video a immagini intermittenti rigorosamente in bianco e nero, dove una ragazza nuda si muove sensualmente mentre i Suuns suonano.

L'effetto è ossessivo e si sposa perfettamente con l'alienante ritmo di "Pie IX", un pezzo Suicidiano se non fosse che sopra al disturbante tappeto elettronico si stendono "veri strumenti" (batteria e chitarra elettrica).
Zeroes QC, debutto su Secretly Canadian, è un album discontinuo, il cui suono non si è ancora fatto organico, e tra le sue 11 tracce si alternano esperimenti post punk e pezzi più compiutamente indie rock.

Canzone 7.3
Video 6.8


I'm From Barcelona - Get In Line

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Giuro che volevo scrivere una cosa tipo: "quando è troppo è troppo". Oppure: "basta, c'è un limite a tutto".
Invece vincono loro.

Da giovane compravo Metal Shock e mi ricordo che un giorno Gianluca Grazioli mi convinse a comprare qualche disco death metal scrivendo "in Svezia hanno il segreto della melodia".
Aveva ragione, e vale anche per gli I'm From Barcelona. Il nuovo disco Forever Today esce il 19 aprile su Mute Records.

Video inutile.

Canzone 8.2
Video 5.0


Born Ruffians - The Ballad Of Moose Bruce

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Elegantissimo ralenti in bianco e nero per il nuovo video degli indie rocker canadesi Born Ruffians. Girato tre mesi fa, ritrae The Chris Hero (una sorta di celebrità, a quanto pare) e Marcus Marquez nell'atto di uno dei gesti tecnici più classici e spettacolari del professional wrestling, il moonsault (o back flip splash). In realtà ci sarebbero anche uno head stomp e un elbow smash, ma le inquadrature e il tempo dedicati alla mossa finale sono tali da permetterci di concentrarci solo su questo.
Il mondo ha imparato a rispettare il wretling professionistico grazie a Mickey Rourke e Darren Aronofsky, ma The Wrestler sacrificava tecnica ed estetica sull'altare di uno stile naturalistico che evidenziasse il dramma personale. Là camera a mano e illuminazione low-key, qua il contrario. Le riprese sono state effettuate su una Olympus I-Speed 3, macchina solitamente usata per i crash test e adoperata a 20.000 fotogrammi per secondo. Qui l'immagine mira all'esaltazione del movimento e della sua perfezione. Dirigono Brian Hamelin e Christian Kelly per Vulture Culture Films, società di produzione canadese. Il video è girato allo Squared Circle Training, maggior scuola di wrestling dell'Ontario.

I Born Ruffians pure vengono dall'Ontario e condividono con i due registi la passione per questo sport quest'arte. Suonano indie rock, nè più nè meno. Tratta dal loro terzo album, "The Ballad Of Moose Bruce" sviluppa tensione non risolta attraverso il pulsare di basso e cassa; su di essa si delineano le parti melodiche, che curiosamente coniugano una radice folk e una postpunk. Ballata atipica.

Canzone 6.8
Video 7.8


Crystal Fighters - At Home

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Dopo circa mezza giornata a pensare che si trattasse dei Crystal Castles, ho capito che no, erano degli altri. Mi ha fregato il fermo immagine Vimeo: ero convinto fosse la regazzina in copertina sull'ultimo disco del duo americano.
I Fighters invece sono cinque, vengono dalla Spagna e sono così freschi da non avere ancora una pagina Wikipedia. Vitaminic li definisce rivelazione e vi regala i biglietti per i loro concerti in Italia, oltre che un picture disc (non vorrei suggerire inquietanti paragoni, ma anche Adolf Hitler faceva i picture disc: eccone uno).
Ma bando alle ciance: i Crystal Fighters fanno elettronica con strumenti baschi e sintetizzatori. Il loro disco d'esordio Star Of Love è disponibile in streaming su Soundcloud. Altrimenti potete ammirarne l'eclettismo in questa live performance da Jools Holland.
[Piccola digressione scevra di giudizi. Jools Holland è stato fondatore e tastierista degli Squeeze ("Cool For Cats", per rinfrescarvi la memoria), poi artista solista, poi presentatore televisivo di uno show musicale su BBC Two, secondo canale nazionale britannico. Vi invito a guardare la lista di ospiti del programma in 19 anni di attività e poi a pensare alla RAI.]

"At Home" è un pezzo melodico, quasi troppo, le cui sonorità anni 80 prevalgono sulla matrice "indiepop coi cori". Probabilmente la cosa più lontana dai miei gusti dell'intero album. Meglio le cose electro-techno oppure quelle latine, e il bello è che le due cose non sono mutualmente esclusive ("Follow", "Plage").

Nel video, girato con perizia, i cinque spagnoli vagano per una casa abbandonata facendo sfoggio delle loro facce, una dall'espressione più furba dell'altra (scherzo, i mentalmente disabili sono solo due). Ridono e giocano nel giardino, rompono oggetti e lanciano bastoni nello stagno... Ah, l'irrefrenabile desiderio di gettare cose nell'acqua: chi me lo sa spiegare? Poi trovano un tesoro in una cassa e proprio quando la aprono la telecamera si ritira pudicamente dietro un angolo. Chissà cos'era la nebbiolina bianca che fuoriusciva.
Dai, passabile. Dirige Ferry Gouw, illustratore, musicista e videomaker indonesiano dal curriculum già invidiabile avendo lavorato con Simian Mobile Disco, Bloc Party, Bryan Ferry, Vampire Weekend...

Canzone 6.1
Video 6.8


Iron And Wine - Tree By The River

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Il primo video tratto da "Kiss Each Other Clean", il nuovo album di Iron And Wine, è diretto da Tim Rutili dei Califone.
Proprio così, Tim è anche un regista. Forse non ve ne siete accorti, ma All My Friends Are Funeral Singers è stato presentato al Sundance Film Festival l'anno scorso, proprio di questi tempi. Dicono sia influenzato da David Lynch, che originalità. Attualmente su IMDB vanta un punteggio di 5.3 e, se nonostante questo vi fa voglia, ecco il trailer.

Il video per "Tree By The River" racconta una storia d'amore attraverso la proiezione di una serie di Super 8 su pareti di legno, corpi nudi e altre superfici non convenzionali. Discorsi banali su pelle e pellicola. Di solito appena vedo immagini sgranate e vintage da Super 8 faccio \(^0^)/, che è un'emoticon di giubilo insegnatami da Barry. Stavolta mantengo un po' di snobismo dovuto al fatto che Tim Rutili è un musicista che si reinventa film-maker, mentre se il regista fosse stato un perfetto sconosciuto probabilmente ci avrei creduto di più.

La canzone è boh. Troppo pop. Già al precedente The Sheperd's Dog avevo arricciato il naso. Qua si conferma l'idea che Sam Beam non abbia voglia di fare quello che io vorrei facesse. Ovvero il cantautore voce e chitarra. O perlomeno del folk.

Canzone 5.2
Video 6.5


The Thermals - Never Listen To Me

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Vi ricordate otto anni fa quando Movimenta era la meglio webzine, voi scaricavate solo i due generi che vi piacevano veramente e gli album d'esordio erano davvero folgoranti? Oggi è tutto un gioco stanco dove occorre pomparsi a vicenda per non perdere il desiderio, e invece di alzarci in piedi ci accontentiamo di battere un piede per terra da seduti.
A quei tempi i Thermals infilavano un brano perfetto dopo l'altro, sia sui tempi vivaci che sugli andanti. Avevamo imparato More Parts Per Million a memoria perchè lo ascoltavamo tutti i giorni, e ogni volta era un piacere vedere che non ci facevano perdere nemmeno un secondo in cazzate. Era tutto lì e subito. C'era una volta il punk.
Nel 2010 non è più così: invece che due secondi ce ne vogliono addirittura venti per arrivare al cantato; il volume delle chitarre si abbassa per far spazio alle strofe; i tempi sono lenti per non dire morti; nessuno ha più voglia di gridare. Che mestizia.
"Never Listen To Me" inzia con un giro di basso che sembra un pezzo di Lenny Kravitz, poi Hutch Harris dice piano due cose, cazzeggia un po' con la chitarra e il ritornello non arriva mai. Prima del cambio di tonalità c'è una specie di assolo (!). La melodia è esibita, mentre un tempo serviva a contraddire il suono. Dura 4 minuti e 30 secondi... Piuttosto compratevi un'altra copia di More Parts Per Million ("Brace And Break" e "I Know The Pattern" per convincervi).

Il video è sentimentale e nostalgico, girato in 8 e 16 mm su pellicole Kodachrome scadute. Ritrae i Thermals che suonano e cantano a Cathedral Park, Portland, mentre delle tipe ballano in controluce, quasi fosse il tramonto. Metafore della vita.
Dirige Lance Bangs, già regista di "No Culture Icons" e "Now You See" (oltre che di mille cose di Pavement, Sonic Youth, etc.).

Canzone 5.5
Video 6.7