Led Bib - Is That A Woodblock?

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Voi non potete immaginare la gioia nello scovare finalmente un Video Jazz.
Giorni, settimane, mesi passati a setacciare la rete alla ricerca di qualcosa che sia allo stesso tempo meritevole, nuovo e cazzuto. Invece niente. In mezzo all'indiepoprock e l'electrosynthhouse c'è poco altro, e gli esemplari jazz sono più rari di una mosca bianca.

Che poi, ve lo dico, io l'indiepoprock lo ascolto solo per poter umiliare quelli che nel 2010 mi dicono "ah, ho scoperto un tizio che si chiama Soj.. Stev.. Sufjan Stevens". Giuro, è successo due mesi fa. Metti che non ascolto più niente e che fra tre mesi non posso ferire con sprezzante condiscendenza un amico che scopre in ritardo James Blake.
Con l'electrosynthhouse il discorso è simile: serve per stare al passo con quelli che la ascoltano davvero ed evitare di essere umiliato per contrappasso.
Il 90% del tempo, però, ascolto Ken Vandermark e William Parker. E Matthew Shipp.
Solo che loro i video non li fanno. Il che è una cosa logica e razionale, se si pensa ai meccanismi di commercializzazione del jazz e al mercato che ha. E io nel frattempo soffro in silenzio, al massimo guardo un'intervista qui e uno spezzone di concerto là.

Oggi però festeggio: in occasione dell'uscita (fra due settimane) del quinto album Bring Your Own, i Led Bib hanno fatto un video. Non è la prima volta, in verità: un anno e mezzo fa era comparso quest'altro ad accompagnare un pezzo di Sensible Shoes, l'album finalista al Mercury Prize 2009 che ha regalato loro un po' di meritata celebrità (si fa per dire).
I Led Bib hanno un suono freschissimo, che a solide basi tra rock, jazz e funk (basso invece che contrabbasso) sovrappone i suoni elettronici e noise della tastiera. A dominare il tutto, l'interplay unico dei due alto-saxofonisti, fatto di tanti unisoni e tanti ostinati. Il risultato è jazz eccitante, avventuroso e libero senza che ci sia bisogno di sfociare nella free improvisation.

Però. Non sono pienamente convinto della scelta di questo pezzo per il video: temo che l'assalto in grande stile d'apertura si interrompa troppo presto (30 secondi!), e che l'ascoltatore rischi di perdersi nel magma elettrico da cui emerge l'assolo di sax (contradditoriamente "classico"). Per avere forme più rassicuranti occorre aspettare altri due minuti, quando charleston e basso prendono a incalzarci dimostrando ottimamente le qualità dinamiche del quintetto. La chiusura riprende il tema inziale, ma ci lascia un vago senso di insoddisfazione perchè si conclude altrettanto rapidamente. Forse "Is That A Woodblock?" è un pezzo dall'equilibrio troppo azzardato per fare da biglietto da visita per l'album.

Il video è un'animazione dai diversi stili, difficile da descrivere, ma ben calibrata sui ritmi del brano. Non un capolavoro, tuttavia interessante per la varietà di tecniche e per qualche trovata visiva. Realizzato da Yui Hamagashira, animatrice giapponese trapiantata a Londra che si diletta pure come illustratrice e fotografa.

Canzone 7.5 (sarebbe un 8 se non fossi in disaccordo con la scelta)
Video 7.2

4 commenti:

Unknown ha detto...

M'è esplosa la testa. Devo procurarmeli con ogni mezzo e ad ogni costo!

trevor ha detto...

allora intanto puoi procurarti due dei pezzi migliori del disco precedente. l'opener "yes, again" su http://www.analogartsensemble.net/2009/08/led-bib-yes-again.html
e "sweet chilli" su http://www.ledbib.com/Sweet%20Chilli.mp3

Unknown ha detto...

Mi sono procurato direttamente il disco precedente e quello nuovo in toto, magie dei bassifondi dell'internetz

trevor ha detto...

bene, che i link non automatici fanno anche schifo.

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